In brevissimo tempo, il Poke si è aggiudicato un ruolo d’eccellenza come Healthy Food ed è divenuto un vero e proprio Trend un po’ in tutto il mondo; da Los Angeles a New York City, da Parigi a Dubai, passando da Amsterdam, Londra e Milano.
Ma cosa si nasconde dietro a questo piatto esotico?
Scopriamo insieme storia, ricette e segreti della famosa Poke Bowl dell’Oceano Pacifico.
🥗 Cos’è un Poke?
Per conoscere la storia del Poke dobbiamo recarci nello stato americano delle Hawaii , piccolo arcipelago vulcanico del Pacifico centrale.
Spesso viene scritto “Pokè” per agevolare la pronuncia, ma in realtà si legge “pok-ei” e, letteralmente, Poke significa «a pezzetti».
Si tratta di un piatto tipico Hawaiiano, ma il vero Poke ha ben poco a che fare con ciò che siamo soliti gustare oggi nelle Poke Bowl.
I pescatori locali erano soliti mangiare il pesce appena pescato, crudo e tagliato appunto “a pezzetti”, come spuntino/merenda; il pesce crudo veniva semplicemente condito con alghe Limu e cosparso di inamona, ossia un mix di noci di Kukui (albero ufficiale dello stato delle Hawaii), arrostite e sminuzzate, e paʻakai (quello che noi definiremmo un “conservante naturale” per evitare l’irrancidimento), un aroma minerale color rossastro-bruno, dato dalla presenza di alaea -argilla vulcanica-.
Il tutto insaporito dal sale delle Hawaii.
Questa è la vera ricetta del Limu Poke , ma il termine “poke” veniva -e viene ancora oggi- generalmente associato a nomi differenti in base alla materia prima utilizzata: ossia al tipo di pesce.
Prima di diventare il 50° ed ultimo stato USA, le Hawaii sono state porto d’approdo di popoli e culture diverse, che ne hanno inevitabilmente contaminato ed assorbito usanze, idee, stili e ricette.
Tra questi certamente Polinesia, Portogallo, Corea, Giappone, Cina e Filippine.
Cos’è quindi cambiato? Cosa intendiamo oggi per Poke? Cosa è rimasto del vero Hawaiian Poke consumato in barca?
🥗 L’Hawaiian Poke oggi
Il Poke attraversa l’Oceano ed approda sulle coste californiane insieme ai surfisti di ritorno dalle Hawaii ed è da qui che è iniziata la sua evoluzione verso un mercato globale.
I Giapponesi hanno sicuramente apportato alcune tra le modifiche più significative nel trasformare la ricetta hawaiiana nel Poke bowl, che conosciamo oggi.
Innanzitutto, hanno sostituito i tradizionali condimenti con salsa di soia ed olio di sesamo, rendendo così il Shoyu Poke uno dei Poke più famosi, hanno sostituito il pesce bianco con il tonno nell’Ahi Poke e -ovviamente- ispirandosi ad alcuni piatti tipici giapponesi come il Chirashi o il Donburi, hanno aggiunto un ingrediente ormai imprescindibile, nella nostra concezione moderna dell’hawaiian Poke: il riso.
Nel tempo anche altri sapori dal gusto dolce, agrodolce, acido, piccante o speziato hanno contaminato la ricetta sotto forma di salse e creme, tra cui sciroppo d’acero, miele, salsa Sriracha thailandese, yogurt e maionese.
🥗 Poke bowl di successo
Da Los Angeles il Poke, rivisto e corretto, ha facilmente raggiunto New York e l’ha utilizzata come trampolino di lancio verso il successo.
Il suo primo approdo in Italia è avvenuto nel 2015, al Botanical Club di Milano (che esiste ancora oggi e vanta ben 3 sedi: in via Pastrengo, via Tortona e via Melzo), ma con il giusto tocco della convivialità italiana: ossia senza modalità take away.
I Love Pokè è stato quindi il primo franchising di Poke, inaugurato nel 2017 e che oggi conta 100 punti vendita, in 55 diverse città, con ben 400 dipendenti.
Ma perché il Poke è un piatto così amato e mangiato in tutto il mondo?
Senza mettere in dubbio la bontà di una Poke bowl, analizziamo oggettivamente le ragioni che hanno portato alla nascita di una vera e propria moda.
- Facilità . Ingredienti semplici, non estremamente costosi, che non necessitano né di uno chef, né di una vera e propria cucina, né di essere serviti caldi. Il Poke è uno dei piatti da asporto o delivery più pratico e sicuro.
- Salute . Nel momento in cui l’attenzione verso un’alimentazione sana e salutare la fa da padrona, il Poke si aggiudica uno dei posti in prima fila tra salutisti, sportivi, esteti e paranoici del girovita.
- Bellezza . Non è un caso che l’hashtag #poke su Instagram sia presente in più di 2000 post. Nell’era dei piatti più fotografati che mangiati, il Poke non poteva che vincere: bowl dalle composizioni cromaticamente perfette, che fanno venire l’acquolina in bocca solo a guardarle.
- DIY . Ognuno può comporre il suo Poke personalizzato, in base ai propri gusti, esigenze o regimi alimentari.
🥗 Il Poke è senza glutine?
La modalità “fai da te” di questo nuovo hawaiian Poke è molto utile per chiunque soffra di qualche allergia, cerchi di seguire una dieta specifica (ad esempio vegetariana, vegana, crudista, ipocalorica o low carb), così come anche per il celiaco.
Sì, esatto, il Poke può essere senza glutine, basta scegliere gli ingredienti giusti!
Generalmente l’hawaiian Poke DIY prevede:
- una base (generalmente di riso, che è sempre senza glutine);
- una o più proteine (animali o vegetali, tra legumi, carne o pesce);
- un numero variabile di verdure o altri ingredienti di accompagnamento;
- uno o più topping (condimenti e salse).
È quindi molto facile comporre autonomamente una Poke bowl gluten free , facendo semplicemente attenzione ad eventuali prodotti impanati, ad alcune salse (come ad esempio la salsa di soia, che generalmente contiene glutine) oppure ai cereali di base, che però nel 99% dei casi non risultano un problema, in quanto parliamo di riso (bianco, basmati, rosso, nero, thai…), quinoa o insalata.
Per quanto il Poke, oggi noto in tutto il mondo, non abbia più praticamente nulla a che fare con l’originale piatto dei pescatori delle Hawaii, non possiamo certamente dire che ci dispiaccia!
La normale evoluzione e globalizzazione delle culture ha, in questo caso, sicuramente contribuito alla realizzazione di una ricetta esotica “collaborativa”, multietnica ed originale, da non perdere: una Poke bowl salutare, nutriente e gluten free !